Tra ispirazione e talento
Se oggi dovessimo chiedere attraverso un sondaggio qual è per gli italiani il cantautore più amato e stimato dello scenario musicale italiano dell’ultimo secolo, tra i numerosi grandi artisti che verrebbero nominati ci sarebbe senza alcun dubbio Fabrizio De André.
Autore ricordato con affetto ben oltre il confine della sua amata Liguria, e ascoltato anche dalle generazioni più recenti, Fabrizio de Andrè (Genova 1940-Milano 1999) fu un paroliere profondo, capace di raccontare temi malinconici, contraddizioni, ipocrisie e ferite della società contemporanea e della mentalità popolare con leggerezza e ironia.
Ha lasciato una traccia, nella storia della canzone d’autore italiana, che stenta a scolorire: ancora oggi vengono riproposti i suoi brani più famosi e raccontata la sua vita in spettacoli teatrali, a dimostrazione di un affetto sincero verso un artista che non ha risparmiato neanche i più umili nel denunciare una società in decadenza, e che come pochi ha saputo leggere, esplorare e cantare vizi e bellezze delle persone con la sua inseparabile chitarra.
Tuttavia, un aspetto biografico dei grandi artisti che non sempre è noto anche a chi li ascolta da molto tempo è il repertorio su cui essi si sono formati da giovani, probabilmente per via dell’inclinazione a vederne originalità e maestria come un segno di genialità innata, e non come l’aver imparati e fatti propri stili e tecniche di quelli che a loro volta erano i loro idoli, i loro modelli di ispirazione.
Sarebbe interessante quindi soffermarsi su uno in particolare degli artisti ai quali il giovane Fabrizio guardava con la stessa ammirazione che ancora oggi egli riesce a suscitare in un pubblico vasto ed eterogeneo: chi si intende un po’ di musica francese d’autore, soprattutto quella che circolava negli anni della sua adolescenza, saprà infatti che alcuni suoi indimenticabili pezzi – come Il gorilla, Le passanti, Morire per delle idee ed altre – sono in realtà riscritture di brani di un cantautore francese considerato una delle pietre miliari del panorama musicale nazionale: Georges Brassens (Sète 1921 – Saint-Gély-du-Fresc 1981), il quale senza dubbio affascinò, influenzò e indirizzò verso la carriera musicale il giovane Fabrizio.
Chi era Georges Brassens?
Nato a Sète, piccolo villaggio portuale nel sud della Francia, da padre muratore anti-clericale e madre casalinga, il giovane Georges viveva in un ambiente umile ma sereno, nel quale la musica non mancava mai: abituato sin da piccolo ad intonare canzoni insieme alla sorella Simone e alla madre, figlia di immigrati napoletani, cominciò presto a scrivere testi imparando da sé ad accompagnarsi con un mandolino.
Fu un adolescente socievole e naturalmente avverso alle ingiustizie, ma particolarmente insofferente all’ambiente scolastico. Tuttavia, l’incontro che ebbe al liceo con il professore di lettere Alphonse Bonnafé fu provvidenziale: insegnante giovane e moderno di idee, lo esortò a coltivare la sua vocazione di poeta consigliandogli lo studio di scrittori classici della letteratura francese quali Victor Hugo, Guillaume Apollinaire e Charles Baudelaire, che Brassens lesse per conto suo sia a Sète che successivamente, durante la guerra, nelle lunghe ore di inattività delle giornate dei lavoratori francesi di leva obbligatoria presso le industrie tedesche, dove egli restò sino al ’44.
Nel frattempo Georges, senza aver terminato gli studi, si è stabilito a Parigi, dove comporrà decine e decine di brani tentando di farsi conoscere senza ricevere riscontri positivi per svariati anni: che si presentasse come poeta, o accompagnandosi con chitarra o pianoforte, molti editori e discografici sottovalutavano il potenziale artistico dei suoi versi e delle sue melodie, considerandoli troppo deprimenti.
La svolta avvenne nel 1952, quando conobbe la cantante Patachou, che lo invitò ad esibirsi in uno dei suoi cabaret, dove finalmente fu ascoltato ed acclamato da un pubblico entusiasta. Da lì, comincerà la sua carriera ricca di meritati successi e riconoscimenti per la sua dote di interprete brillante, e il suo talento nel valorizzare la lingua francese gli fece attribuire numerosi premi non solo musicali ma anche letterari.
Georges Brassens fu un vero e proprio cantastorie, un ritrattista acuto delle imperfezioni della società in cui viveva, che egli metteva in musica con parole taglienti ma sincere, con lo stesso atteggiamento che ritroviamo ad esempio in alcuni romanzieri neorealisti italiani: anche lui descriveva verosimilmente la vita del popolo del dopoguerra, non secondo una riduttiva contrapposizione di persone “buone” ed altre “cattive”, ma mettendo in luce tanto i valori quanto le grettezze degli umili, e sdrammatizzando le figure dei potenti rendendoli protagonisti di scene grottesche nelle quali, spogliati della loro maschera di autorità indiscussa, vengono ridimensionati ad esseri umani come tutti, con le loro debolezze ed ipocrisie.
Una canzone che ben esemplifica questo atteggiamento è senz’altro Le gorille, uno dei brani più famosi di Brassens, pubblicato nel 1953, che come altre canzoni del suo repertorio fu in parte accolta con freddezza per via della sua tematica, considerata indecente ed offensiva proprio da quella fetta di borghesia di cui l’anarchico George voleva canzonare il perbenismo.
In questo brano si racconta la comica vicenda di un gorilla che, evaso dalla gabbia che lo rinchiude, si mette alla ricerca della sfortunata (o dello sfortunato) che dovrà liberarlo del fardello della verginità, tra sconcerto e terrore dei passanti.
“Quello che avvenne tra l’erba alta, non posso dirlo per intero, ma lo spettacolo fu avvincente, e la suspense ci fu davvero” canta Fabrizio De Andrè nella sua reinterpretazione del 1968.
Per evitare di rovinare il gusto della scoperta a chi non ha mai ascoltato questo brano, ci limitiamo a dire qualcosa sul suo carattere narrativo: come un vero romanziere, Brassens non solo ci riporta una storia divertente ed originale, ma lo fa dosando abilmente i dettagli della scena in ciascuna strofa, in modo da accrescere l’attesa dell’ascoltatore, impaziente di conoscere lo sviluppo della vicenda.
Il deliberato contrasto tra l’eleganza di alcuni termini e la giocosità della tematica accentua la comicità dell’episodio, che vede un personaggio appartenente alla superba borghesia prendersi una lezione da una scimmia; pur essendo carico di sapiente allusività – con qualche punta di sarcasmo ma privo di volgarità indigeste – il racconto ha uno straordinario potenziale raffigurativo che dipinge davanti ai nostri occhi ogni momento della storia.
Fabrizio De Andrè, per ricreare lo stesso equilibrio tra musica e parole, senza sacrificare il ritmo incalzante delle rime, non si è ovviamente limitato ad una traduzione letterale del testo, ma ha optato per una interpretazione più studiata che non altera il contenuto della storia e ce ne offre una dignitosissima ed altrettanto esilarante versione italiana.
Il repertorio di Brassens comprende anche molti brani dal tono più malinconico, come Les passantes, dolce ed originale dichiarazione d’amore al genere femminile, anch’essa reinterpretata da Fabrizio de Andrè, o le sue forse più celebri canzoni Les amoureux des bancs publics e Mauvaise Reputation, esemplari della sua tendenza a ricamare su melodie a volte allegre, a volte nostalgiche, testi spiritosi che suscitano il sorriso e mai la risata sguaiata, ed invitano a riflettere su argomenti sempre attuali, proprio come accade nei grandi classici della letteratura: chi lo avrebbe mai detto che George Brassens, il Brassens dalla cattiva reputazione, a lungo incompreso e demotivato dai professori, arrivasse a lasciare un’impronta del suo talento persino sui libri di testo oggi adottati nelle scuole francesi, dove è presentato come esempio di poeta degli umili e innovatore del panorama musicale, non solo locale, ma anche oltre i confini dell’esagono?
Georges Brassens – Mauvaise Reputation
Non è solo per la bellezza dei suoi brani che George Brassens dovrebbe essere ascoltato da chiunque voglia cimentarsi nella carriera di cantante, non sono solo la profondità e la pregnanza dei suoi testi a renderlo un modello da seguire, ma è egli stesso ad incarnare e giustificare con il suo percorso la speranza di tutti coloro che sognano di vivere un giorno della propria musica. La sua storia insegna che non ci si deve mai dare per vinti, se si pensa di avere qualcosa da raccontare e di saperlo fare in un modo unico. Bisogna essere i primi sostenitori di se stessi anche quando il resto del mondo rema contro, ed essere disposti ad incassare sconfitte e rifiuti con umiltà e senso del sacrificio. Proprio come fece George Brassens, che solo all’alba dei trent’anni riuscì a raccontare al pubblico la sua storia, con quel sorriso timido nascosto dietro i baffi folti, e l’atteggiamento tipico di quei poeti che hanno la sensazione di avere qualcosa di speciale da dire, ma se ne convincono e si sentono pienamente realizzati solo quando questo qualcosa può cambiare in meglio la serata di una sola persona, o far commuovere una ragazza, stuzzicare la coscienza di qualche conformista, o convincere un giovane genovese a prendere in mano una chitarra per cantarci a sua volta la sua storia e dare voce proprio a coloro che pensano di non aver nulla che valga la pena di esser raccontato.
Beatrice Manfredi
Ecco la versione originale de Le gorille di Georges Brassens, seguita dal testo e una traduzione non rielaborata tra parentesi; subito dopo, la versione italiana di Fabrizio de André.
C’est à travers de larges grilles, (è attraverso delle larghe sbarre)
Que les femelles du canton, (che le « femmine » del quartiere)
Contemplaient un puissant gorille, (contemplavano un possente gorilla)
Sans souci du qu’en-dira-t-on. (senza preoccuparsi di ciò che se ne sarebbe detto)
Avec impudeur, ces commères (senza pudore, queste comari)
Lorgnaient même un endroit précis (osservavano pure un punto preciso)
Que, rigoureusement ma mère (che mia madre mi ha rigorosamente)
M’a défendu de nommer ici… (vietato di nominare qui)
Gare au gorille ! (attenzione al gorilla !)
Tout à coup la prison bien close (tutto a un tratto la prigione ben chiusa)
Où vivait le bel animal (dove viveva il bell’animale)
S’ouvre, on n’sait pourquoi. Je suppose (si apre, non so perchè. Suppongo)
Qu’on avait du la fermer mal. (che doveva essere stata chiusa male)
Le singe, en sortant de sa cage (la scimmia, uscendo dalla sua gabbia)
Dit “C’est aujourd’hui que j’le perds !” (disse : « sarà oggi che la perderò ! »)
Il parlait de son pucelage, (parlava della sua verginità)
Vous aviez deviné, j’espère ! (avrete indovinato, io spero !)
Gare au gorille ! (attenzione al gorilla !)
L’patron de la ménagerie (il padrone del serraglio)
Criait, éperdu : “Nom de nom ! (gridò, sconvolto : « santo cielo ! )
C’est assommant car le gorille (è una seccatura, poichè il gorilla)
N’a jamais connu de guenon !” (non ha mai conosciuto alcuna scimmia ! »)
Dès que la féminine engeance (Non appena il genere femminile)
Sut que le singe était puceau, (seppe che il gorilla era vergine)
Au lieu de profiter de la chance, (invece di approfittare dell’occasione)
Elle fit feu des deux fuseaux ! (se la diede a gambe !)
Gare au gorille ! (attenzione al gorilla !)
Celles là même qui, naguère, (quelle stesse [donne] che poco prima)
Le couvaient d’un oeil décidé, (lo covavano con sguardo deciso)
Fuirent, prouvant qu’elles n’avaient guère (fuggirono, provando che non volevano affatto)
De la suite dans les idées ; (dare un seguito alle loro idee)
D’autant plus vaine était leur crainte, (ancora più vana era la loro paura)
Que le gorille est un luron (dal momento che il gorilla era un buon amante)
Supérieur à l’homme dans l’étreinte, (superiore all’uomo nell’amplesso)
Bien des femmes vous le diront ! (molte donne possono dirlo !)
Gare au gorille ! (attenzione al gorilla !)
Tout le monde se précipite (tutti si precipitano)
Hors d’atteinte du singe en rut, (fuori dalla mira della scimmia in calore)
Sauf une vielle décrépite (tranne una vecchia decrepita)
Et un jeune juge en bois brut; (e un giovane giudice « di legno grezzo » probabilmente : alle prime armi)
Voyant que toutes se dérobent, (vedendo che tutti si nascondono)
Le quadrumane accéléra (il quadrupede accelerò)
Son dandinement vers les robes (il suo ondeggiare, verso i vestiti)
De la vieille et du magistrat ! (della vecchia e del magistrato!)
Gare au gorille !… (attenzione al gorilla !)
“Bah ! soupirait la centenaire, (bah ! sospirò la centenaria)
Qu’on puisse encore me désirer, (che mi si possa ancora desiderare)
Ce serait extraordinaire, (sarebbe straordinario)
Et, pour tout dire, inespéré !” ; (per non dire inimmaginabile)
Le juge pensait, impassible, (il giudice pensò, impassibile)
“Qu’on me prenne pour une guenon, (che mi si prenda per una scimmia)
C’est complètement impossible…” (è assolutamente impossibile…)
La suite lui prouva que non ! (il seguito provò il contrario !)
Gare au gorille !… (attenzione al gorilla !)
Supposez que l’un de vous puisse être, (supponete che qualcuno di voi dovesse essere)
Comme le singe, obligé de (comme la scimmia, obbligato a)
Violer un juge ou une ancêtre, (abusare di un giudice o una vecchia)
Lequel choisirait-il des deux ? (chi scegliereste dei due ?)
Qu’une alternative pareille, (se un’alternativa simile)
Un de ces quatres jours, m’échoie, (mi toccasse uno di questi giorni)
C’est, j’en suis convaincu, la vieille (ne sono sicuro, sarebbe la vecchia)
Qui sera l’objet de mon choix ! (l’oggetto della mia scelta)
Gare au gorille !… (attenzione al gorilla !)
Mais, par malheur, si le gorille (ma, purtroppo, se il gorilla)
Aux jeux de l’amour vaut son prix, (in amore ha un certo valore)
On sait qu’en revanche il ne brille (si sa che invece non brilla)
Ni par le goût, ni par l’esprit. (nè per il gusto, nè per l’intelligenza)
Lors, au lieu d’opter pour la vieille, (quindi invece di optare per la vecchia)
Comme l’aurait fait n’importe qui, (come avrebbe fatto chiunque)
Il saisit le juge à l’oreille (prese il giudice per l’orecchio)
Et l’entraîna dans un maquis ! (e lo trascinò in un prato !)
Gare au gorille !… (attenzione al gorilla !)
La suite serait délectable, (il seguito sarebbe un diletto)
Malheureusement, je ne peux (sfortunatamente non posso)
Pas la dire, et c’est regrettable, (raccontarla, ed è un peccato)
Ça nous aurait fait rire un peu ; (ci avrebbe fatto ridere un po’)
Car le juge, au moment suprême, (perchè il giudice, al momento culmine)
Criait : “Maman !”, pleurait beaucoup, (gridò : « mamma ! », piangeva molto)
Comme l’homme auquel, le jour même, (come all’uomo a cui, quel giorno)
Il avait fait trancher le cou. (aveva fatto tagliare il collo !)
Gare au gorille !… (attenzione al gorilla!)
Qui di seguito proponiamo invece una versione dal vivo della canzone Les amoureux des bancs publics, ugualmente seguita da testo e traduzione tra parentesi:
Les gens qui voient de travers (le persone che guardano di sbieco)
Pensent que les bancs verts (pensano che le panchine verdi)
Qu’on voit sur les trottoirs (che si vedono sui marciapiedi)
Sont faits pour les impotents ou les ventripotents (sono fatte per gli invalidi e per le persone panciute)
Mais c’est une absurdité (ma è un’assurdità)
Car à la vérité (perchè in verità)
Ils sont là c’est notoire (loro stanno lì, è risaputo)
Pour accueillir quelque temps les amours débutants (per accogliere per un po’ gli amori nascenti)
Les amoureux qui s’bécott’nt sur les bancs publics (gli innamorati che si sbaciucchiano sulle panchine pubbliche)
Bancs publics, bancs publics (panchine pubbliche, panchine pubbliche)
En s’fouttant pas mal du regard oblique (fregandosene altamente degli sguardi biechi)
Des passants honnêtes (dei passanti onesti)
Les amoureux qui s’bécott’nt sur les bancs publics (gli innamorati che si sbaciucchiano sulle panchine pubbliche)
Bancs publics, bancs publics (panchine pubbliche, panchine pubbliche)
En s’disant des “Je t’aime” pathétiques (dicendosi dei « ti amo » patetici)
Ont des p’tit’s gueul’ bien sympatiques (hanno delle faccine molto simpatiche)
Ils se tiennent par la main (si tengono per mano)
Parlent du lendemain (parlano del domani)
Du papier bleu d’azur (della carta color azzurro)
Que revêtiront les murs de leur chambre à coucher (che rivestirà i muri della loro camera da letto)
Ils se voient déjà doucement (si vedono già dolcemente)
Ell’ cousant, lui fumant (lei mentre cuce, lui che fuma)
Dans un bien-être sûr (in un assicurato benessere)
Et choisissent les prénoms de leur premier bébé (scegliendo i nomi del loro primo figlio)
Les amoureux qui s’bécott’nt sur les bancs publics (gli innamorati che si sbaciucchiano sulle panchine pubbliche)
Bancs publics, bancs publics (panchine pubbliche, panchine pubbliche)
En s’fouttant pas mal du regard oblique (fregandosene altamente degli sguardi biechi)
Des passants honnêtes (dei passanti onesti)
Les amoureux qui s’bécott’nt sur les bancs publics (gli innamorati che si sbaciucchiano sulle panchine pubbliche)
Bancs publics, bancs publics (panchine pubbliche, panchine pubbliche)
En s’disant des “Je t’aime” pathétiques (dicendosi dei « ti amo » patetici)
Ont des p’tit’s gueul’ bien sympatiques (hanno delle faccine molto simpatiche)
Quand la saint’ famill’ Machin (quando la santa famiglia Machin)
Croise sur son chemin (incrocia sul suo cammino)
Deux de ces malappris (due di questi maleducati)
Ell’ leur décoche hardiment des propos venimeux (questa getta loro risolutamente dei commenti rabbiosi)
N’empêch’ que tout’ la famille (ciò non toglie che tutta la famiglia)
Le pèr’, la mèr’, la fille (il padre, la madre, la figlia)
Le fils, le Saint Esprit (il figlio, lo spirito Santo)
Voudrait bien de temps en temps pouvoir s’conduir’ comme eux (vorrebbe molto ogni tanto, esser come loro)
Les amoureux qui s’bécott’nt sur les bancs publics (gli innamorati che si sbaciucchiano sulle panchine pubbliche)
Bancs publics, bancs publics (panchine pubbliche, panchine pubbliche)
En s’fouttant pas mal du regard oblique (fregandosene altamente degli sguardi biechi)
Des passants honnêtes (dei passanti onesti)
Les amoureux qui s’bécott’nt sur les bancs publics (gli innamorati che si sbaciucchiano sulle panchine pubbliche)
Bancs publics, bancs publics (panchine pubbliche, panchine pubbliche)
En s’disant des “Je t’aime” pathétiques (dicendosi dei « ti amo » patetici)
Ont des p’tit’s gueul’ bien sympatiques (hanno delle faccine molto simpatiche)
Quand les mois auront passé (quando i mesi saranno trascorsi)
Quand seront apaisés (quando si saranno placati)
Leurs beaux rêves flambants (i loro sogni fuocosi)
Quand leur ciel se couvrira de gros nuages lourds (quando il loro cielo si coprirà di grandi nubi pesanti)
Ils s’apercevront émus (si accorgeranno, emozionati)
Qu’ c’est au hasard des rues (che è per un incontro casuale)
Sur un d’ces fameux bancs (su una di queste famose panchine)
Qu’ils ont vécu le meilleur morceau de leur amour (che hanno vissuto la parte migliore del loro amore)
Les amoureux qui s’bécott’nt sur les bancs publics (gli innamorati che si sbaciucchiano sulle panchine pubbliche)
Bancs publics, bancs publics (panchine pubbliche, panchine pubbliche)
En s’fouttant pas mal du regard oblique (fregandosene altamente degli sguardi biechi)
Des passants honnêtes (dei passanti onesti)
Les amoureux qui s’bécott’nt sur les bancs publics (gli innamorati che si sbaciucchiano sulle panchine pubbliche)
Bancs publics, bancs publics (panchine pubbliche, panchine pubbliche)
En s’disant des “Je t’aime” pathétiques (dicendosi dei « ti amo » patetici)
Ont des p’tit’s gueul’ bien sympatiques (hanno delle faccine molto simpatiche)
Attenti al gorilla Beatrice Manfredi Fabrizio De Andrè Georges Brassens Musica