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Fantasia d'Amore: Amore idealizzato
Fantasia d'Amore:
Amore idealizzato
Arnaut DANIEL (c.1180-1200)
“Chanson do’ill mot son plan e prim”, per voce e strumenti
Fra le lingue volgari che nel Medioevo subentrarono al latino, la prima a distinguersi per i suoi eccellenti risultati letterari fu il provenzale. La si parlava in quella porzione di Francia meridionale che è appunto chiamata Provenza e ad usarla con somma raffinatezza per trarne poesie erano i trovatori, artisti che con grande perizia sapevano scrivere in versi per poi, con non minore maestria, rivestire di musica le parole dei loro componimenti.
Fra i trovatori provenzali, fu Arnaut Daniel a dare prova di particolare abilità nell’inventare canzoni d’amore. Dante Alighieri era un suo fervente ammiratore. Lo considerava addirittura un esempio da seguire, visto che nella Divina Commedia arrivò a definirlo il “miglior fabbro del parlar materno”.
L’amore cantato da Arnaut Daniel è un sentimento puro che ha il potere di nobilitare l’animo di chi lo prova. Un’idea non dissimile ne ebbero più tardi i nostri poeti del Trecento, primo fra tutti Dante, per i quali la donna che sa suscitare amore puro è una creatura angelicata capace di avvicinare l’anima al Paradiso.
La canzone di Daniel che apre la nostra selezione di brani da ascoltare risulta scritta, come era costume di molti trovatori, in un linguaggio oscuro in cui si susseguono immagini e concetti spesso difficilmente decifrabili.
Per sommi capi, il suo contenuto è il seguente: “Il risveglio della natura a primavera mi ispirerebbe di per sé una canzone fatta di parole semplici e delicate, ma la perfezione del canto degli uccelli e i loro cinguettii finiscono per convincermi a lavorare di lima sui versi che scrivo in lode dell’Amore; l’Amore, un sentimento al quale non ho la forza di negarmi neppure quando mi sdegna; che anzi tanto più inseguo, quanto più mi si sottrae”.
Fra le lingue volgari che nel Medioevo subentrarono al latino, la prima a distinguersi per i suoi eccellenti risultati letterari fu il provenzale. La si parlava in quella porzione di Francia meridionale che è appunto chiamata Provenza e ad usarla con somma raffinatezza per trarne poesie erano i trovatori, artisti che con grande perizia sapevano scrivere in versi per poi, con non minore maestria, rivestire di musica le parole dei loro componimenti.
Fra i trovatori provenzali, fu Arnaut Daniel a dare prova di particolare abilità nell’inventare canzoni d’amore. Dante Alighieri era un suo fervente ammiratore. Lo considerava addirittura un esempio da seguire, visto che nella Divina Commedia arrivò a definirlo il “miglior fabbro del parlar materno”.
L’amore cantato da Arnaut Daniel è un sentimento puro che ha il potere di nobilitare l’animo di chi lo prova. Un’idea non dissimile ne ebbero più tardi i nostri poeti del Trecento, primo fra tutti Dante, per i quali la donna che sa suscitare amore puro è una creatura angelicata capace di avvicinare l’anima al Paradiso.
La canzone di Daniel che apre la nostra selezione di brani da ascoltare risulta scritta, come era costume di molti trovatori, in un linguaggio oscuro in cui si susseguono immagini e concetti spesso difficilmente decifrabili.
Per sommi capi, il suo contenuto è il seguente: “Il risveglio della natura a primavera mi ispirerebbe di per sé una canzone fatta di parole semplici e delicate, ma la perfezione del canto degli uccelli e i loro cinguettii finiscono per convincermi a lavorare di lima sui versi che scrivo in lode dell’Amore; l’Amore, un sentimento al quale non ho la forza di negarmi neppure quando mi sdegna; che anzi tanto più inseguo, quanto più mi si sottrae”.
Verità d'Amore: Peronne e Guillaume, un amore impossibile
Verità d'Amore:
Peronne e Guillaume,
un amore impossibile
Guillaume de MACHAUT (1300/’05-1377)
“Dix et sept, cinq, trese, quatorse et quinse” dal Voir Dit,
per terzetto vocale
Guillaume de Machaut era uno dei più apprezzati poeti-musicisti di Francia (trouvères) allorchè, nel l362, ricevette dalla diciottenne Péronne d’Armentières l’invito ad avviare una corrispondenza poetica di argomento amoroso. La giovinetta di nobile famiglia intendeva evidentemente passare alla storia scambiando versi e lettere con uno dei massimi artisti del suo tempo (proposito nel quale riuscì, visto che ce ne stiamo occupando a distanza di settecentocinquant’anni) e l’anziano Guillaume, poco avvezzo alle emozioni dell’amore nella sua qualità di uomo di chiesa (era canonico della cattedrale di Reims), ben volentieri si lasciò prendere all’amo. La relazione a distanza cominciò: l’intraprendente Péronelle inviava al poeta lettere e versi, il dotto Guillaume rispondeva con lettere, poesie e versi impreziositi da musica. Passò un anno, forse più d’uno, e i due innamorati decisero di incontrarsi, fatto che avvenne durante un pellegrinaggio a Saint Denis.
Péronne, trovandosi di fronte il vecchio poeta in carne e ossa, si mostrò gentile con lui, ma segretamente dovette esserne assai turbata; il che è comprensibile, se si considera quale dovesse essere l’aspetto di un sessantenne (sia pur benestante) nel XIV secolo, un’epoca nella quale la vita media degli individui non superava i trentacinque anni. Tornata a casa, infatti, la bella Péronelle non tardò a comunicare all’attempato spasimante la “lieta” notizia del proprio imminente matrimonio con un giovane suo pari. Il povero Guillaume, sconsolato ma rassegnato, dedicò gli ultimi anni della sua vita ad inserire lettere, poesie e poesie con musica (quelle ricevute dalla sua bella non meno di quelle a lei inviate) in un interminabile dit (poema) di più di 9000 versi che è il veridico racconto (Voir Dit, ne è appunto il titolo) di quella impossibile storia d’amore.
Fra i componimenti con musica contenuti nel poema, assai curioso è un rondeau nel quale Guillaume de Machaut cela il nome dell’amata fra le cifre dell’anagramma numerico “17.5.13.14.15”. Tale serie, tradotta nelle corrispondenti lettere dell’alfabeto francese medioevale, rimanda infatti alla parola “PERON(NE)”:
Dix et sept, cinq, trese, quatorse et quinse / m’a doucement de bien amer espris.(…)
Ovvero: 17 = R, 5 = E, 13 = N, 14 = O, 15 = P.
Come dire: che il nome dell’amata rimanga sconosciuto agli occhi indiscreti dei curiosi!
Guillaume de Machaut era uno dei più apprezzati poeti-musicisti di Francia (trouvères) allorchè, nel l362, ricevette dalla diciottenne Péronne d’Armentières l’invito ad avviare una corrispondenza poetica di argomento amoroso. La giovinetta di nobile famiglia intendeva evidentemente passare alla storia scambiando versi e lettere con uno dei massimi artisti del suo tempo (proposito nel quale riuscì, visto che ce ne stiamo occupando a distanza di settecentocinquant’anni) e l’anziano Guillaume, poco avvezzo alle emozioni dell’amore nella sua qualità di uomo di chiesa (era canonico della cattedrale di Reims), ben volentieri si lasciò prendere all’amo. La relazione a distanza cominciò: l’intraprendente Péronelle inviava al poeta lettere e versi, il dotto Guillaume rispondeva con lettere, poesie e versi impreziositi da musica. Passò un anno, forse più d’uno, e i due innamorati decisero di incontrarsi, fatto che avvenne durante un pellegrinaggio a Saint Denis.
Péronne, trovandosi di fronte il vecchio poeta in carne e ossa, si mostrò gentile con lui, ma segretamente dovette esserne assai turbata; il che è comprensibile, se si considera quale dovesse essere l’aspetto di un sessantenne (sia pur benestante) nel XIV secolo, un’epoca nella quale la vita media degli individui non superava i trentacinque anni. Tornata a casa, infatti, la bella Péronelle non tardò a comunicare all’attempato spasimante la “lieta” notizia del proprio imminente matrimonio con un giovane suo pari. Il povero Guillaume, sconsolato ma rassegnato, dedicò gli ultimi anni della sua vita ad inserire lettere, poesie e poesie con musica (quelle ricevute dalla sua bella non meno di quelle a lei inviate) in un interminabile dit (poema) di più di 9000 versi che è il veridico racconto (Voir Dit, ne è appunto il titolo) di quella impossibile storia d’amore.
Fra i componimenti con musica contenuti nel poema, assai curioso è un rondeau nel quale Guillaume de Machaut cela il nome dell’amata fra le cifre dell’anagramma numerico “17.5.13.14.15”. Tale serie, tradotta nelle corrispondenti lettere dell’alfabeto francese medioevale, rimanda infatti alla parola “PERON(NE)”:
Dix et sept, cinq, trese, quatorse et quinse / m’a doucement de bien amer espris.(…)
Ovvero: 17 = R, 5 = E, 13 = N, 14 = O, 15 = P.
Come dire: che il nome dell’amata rimanga sconosciuto agli occhi indiscreti dei curiosi!
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