Il “Lauto duo” che sarà protagonista del nono appuntamento di Les Sarabandistes, non solo evoca l’antico nome del “liuto”, che avremo la possibilità di ammirare e ascoltare dal vivo come accadeva abitualmente nelle corti italiane ed europee durante il Rinascimento e l’Età Barocca, ma porta con sé le nozze inevitabili tra questo strumento meraviglioso e la melodia pura del canto. Shakespeare nella “Tempesta” immaginava Ariel, spirito dell’aria, entrare in scena “cantando e suonando” e nell’immaginazione del bardo che ci ha raccontato le passioni tragiche e comiche dell’animo umano, il più agile strumento musicale che un attore avesse potuto imbracciare e utilizzare in scena non poteva che essere il liuto.
Oggi siamo abituati a vedere e ascoltare i cantautori esibirsi nelle loro canzoni mentre si accompagnano alla chitarra e dobbiamo pensare che, pur cambiando la musica e pur cambiando i gusti nel corso dei secoli, la modalità di porgere il canto accompagnato da uno strumento a corde pizzicate non doveva essere molto diversa.
Tra le famiglie di strumenti musicali esistevano differenze in grado di rispecchiare anche contesti sociali molto distanti tra loro. Claudio Monteverdi ricordava in una sua lettera del 1616 ad Alessandro Striggi come Platone avesse insegnato che la cetra si addice alla città e la tromba alla campagna. Insomma, come a dire che gli strumenti a corde, dal suono più delicato, sono più adatti alla vita e al rango della gente di città, mentre i fiati sono strumenti più chiassosi e adatti ai contadini. Ed il liuto in effetti tra Cinquecento e Seicento è proprio, assieme al clavicembalo, al virginale e alla viola, lo strumento che fa da colonna sonora agli intrattenimenti dell’alta società delle capitali e delle corti.
Se ancora oggi la parola “liuteria” sta a indicare l’arte di costruire strumenti musicali, un qualche legame con il carattere nobile e regale del liuto e con la sua posizione di primato fra i cordofoni antichi dovrà pur esserci.
La storia del repertorio che Francesco Motta e Kiriko Mori ci offriranno è avvincente: viaggeremo tra due secoli e incontreremo le musiche di autori che assai spesso si spostavano anche molto lontano dalla propria terra d’origine. Basti pensare ad Alfonso Ferrabosco, nato a Greenwich dall’omonimo padre di origini bolognesi ma trasferitosi a Londra, che scrive madrigali e canzoni in inglese, o a Philippe Verdelot che dalla nativa Francia viene a lavorare a Firenze e a Roma. Uno scambio continuo, insomma, come in una sorta di grande “Erasmus” della creazione musicale. Alcuni degli autori hanno composto sia le musiche che i testi poetici.
Entrambi allievi di liuto rinascimentale di Paul Beier presso la Scuola Civica di Musica di Milano, gli interpreti della serata Kiriko Mori e Francesco Motta si sono dedicati soprattutto al repertorio per liuto e voce del XVI secolo, particolarmente ricco di preziosi documenti, dai madrigali di inizio secolo alle canzoni inglesi del periodo elisabettiano. Il programma del concerto comprende inoltre brani per voce e tiorba, uno strumento che fa la sua comparsa sulla scena musicale italiana sul finire del secolo, contemporaneamente alla nascita di uno stile musicale nuovo detto “recitar cantando” che ebbe un’importanza fondamentale per la nascita del melodramma.
Vi aspettiamo Giovedì 4 Maggio 2017, ore 20.45 presso la Chiesa Santa Maria Nascente
P.zza della Chiesa – Sesto San Giovanni MI
Intero € 7,00
Ridotto € 5,00 (under 26, over 65)
Under 14 Ingresso Gratuito
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Programma
Marchetto Cara (1470 – 1525)
- Non è tempo di aspettare
Philippe Verdelot (1485? – 1532?)
- Donna leggiadra e bella
- Benche’ l misero cor
- Madonna, qual certezza
Francesco da Milano (1497 – 1543)
- Due Ricercari
Robert Johnson (1583? – 1634?)
- Have you seen but a white lily grow?
Thomas Campion (1567 – 1620)
- Never weather beaten sail
John Dowland (1563 – 1626)
- I saw my lady weep
- Come again
- Sorrow, stay
Alfonso Ferrabosco (1575 – 1628)
- Drown not with tears my dearest Love
- Like Hermit poor
Giulio Caccini (1550? – 1618)
- O dolce fonte del mio pianto
- Torna, deh torna
Benedetto Ferrari (1603? – 1681)
- Amanti, io vi so dire
Kiriko Mori è nata a Wakayama in Giappone, dove si è laureata in canto lirico presso l’Università di Musica di Kunitaci a Tokyo. Dal 2007 al 2009 fece parte della compagnia teatrale “Musashino-za”. L’interesse per il repertorio musicale antico l’ha portata in Italia, dove ha studiato canto barocco sotto la guida di Roberto Balconi all’Accademia Internazionale della Musica di Milano, conseguendo nel 2014 il diploma. Presso la stessa Accademia studia da diversi anni liuto rinascimentale con Paul Beier.
Collabora con vari gruppi di musica antica.
Francesco Motta ha studiato chitarra, composizione e analisi musicale con Simone Fontanelli, e nell’anno 2000 si è diplomato in chitarra presso il conservatorio di Novara. Nel 2003 si è laureato con il massimo dei voti e la lode in etnomusicologia alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano. Ha studiato liuto e musica rinascimentale presso la Civica Scuola di Musica di Milano dove si è diplomato nel 2014.
Dal 1998 si interessa di musica popolare suonando con numerosi gruppi specializzati soprattutto nel repertorio della musica tradizionale a ballo europea dove ha occasione di suonare diversi strumenti a pizzico. Attualmente suona in Tradalp, un’orchestra di oltre 20 elementi che propone una originale reinterpretazione del patrimonio di musica tradizionale dell’arco alpino dell’Italia nord-occidentale e in Stygiens nell’ambito della musica popolare da ballo. Con questi gruppi è ospite di numerosi festival internazionali tra cui il Festival International de Luthiers et Maitres Sonneurs di Saint Charter in Francia, Boombalfestival in Belgio, Festival Andancas in Portogallo, Festival Mito. Suona inoltre nell’Ensemble Mera’ntica, quartetto che propone un repertorio di canti devozionali medievali.
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